La variante classica della "Separazione dell'esperidina dalla buccia d'arancia" è una procedura di facile realizzazione. In questo genere di estrazioni molto spesso la resa dipende fortemente dalla qualità del prodotto naturale grezzo e non può quindi essere valutata con facilità.
I dati (eco)tossicologici per il reagente e il prodotto esperidina sono incompleti: non è, infatti, disponibile alcun valore circa la tossicità cronica; secondo i modelli predittivi, tuttavia, non dovrebbe esserci alcun pericolo in questo senso. Per quanto riguarda i solventi utilizzati, sono disponibili sufficienti dati (eco)tossicologici: tra tutti quelli impiegati, solo il metanolo possiede una tossicità acuta significativa. I solventi organici DMSO, etere di petrolio (40-60 °C), i-propanolo, n-butanolo e acido acetico, invece, presentano bassi valori di tossicità acuta e nessuna tossicità cronica .
A parte l’etere di petrolio (40-60 °C), tutte le sostanze organiche impiegate in questo esperimento sono facilmente degradabili e mineralizzabili. Solo i solventi sono stati testati circa la loro ecotossicità e hanno presentato valori di tossicità per gli organismi acquatici compresi nella fascia medio-bassa .
Riassumendo, questo esperimento presenta un’efficienza economica media, scarsi rischi tossicologici e una persistenza ambientale bassa per la maggior parte delle sostanze impiegate, mentre i rischi ecotossicologici sono parzialmente sconosciuti: per questi motivi possiamo attribuirgli un "semaforo giallo".